Come fare coi sintomi dei bambini?
Sempre più persone si stanno aprendo ad una comprensione dei propri sintomi attraverso l'osservazione degli aspetti emozionali e biologici che ne sono parte.
La comprensione psicobiosomatica non si limita alla sola conoscenza di ciò che la persona manifesta, si rivela assai preziosa perchè ci permette di riconoscere le cause emozionali, da cui la persona può mettere in atto un intervento efficace per il proprio benessere.
Questo passaggio di osservazione e comprensione è ciò che facciamo con una consulenza psicobiosomatica (per saperne di più, leggi qui).
Visto che la consulenza si può fare solo con la persona che i sintomi li manifesta, uno dei dubbi che spesso sorge è in merito ai sintomi dei bambini. Ecco che i genitori chiedono: come possiamo fare un'osservazione quando un bambino è piccolo?
Coi bambini e le bambine l'osservazione psicobiosomatica può essere più semplice e anche più difficile.
Mi spiego meglio.
E' più semplice perchè non serve ascoltare il bambino, la bambina. A maggior ragione quando magari nemmeno parla.
E allora cosa si fa?
Semplice: l'osservazione la facciamo con mamma e papà.
Come forse saprai già, le manifestazioni biologiche dei bambini sono in larga parte adattamenti sintomatici alla loro relazione coi genitori.
Per la bambina, per il bambino, quello è il loro mondo: mamma e papà. Da lì si muovono i loro adattamenti sintomatici.
Ecco perchè l'ascolto e l'osservazione si focalizza sui genitori.
Attenzione, senza colpe. Non si tratta di trovare quale genitore sia "colpevole". Ogni genitore si comporta coi figli per ciò che è il proprio percorso di vita e per il sistema familiare da cui proviene (leggi anche qui).
Tolti di mezzo i sensi di colpa, quello che diventa importante è prendere consapevolezza del proprio ruolo nelle percezioni dei figli.
L'intervento sul benessere dei figli sarà quindi indiretto perchè passerà prima dalla conoscenza e dalla consapevolezza dei genitori.
Ma che bello, forse dirai. Se posso fare io qualcosa per il bene di mio figlio, facciamolo!
Gia... qui entra in gioco l'elemento che ci dice perchè può essere più difficile.
La difficoltà nasce dalla credenza molto diffusa che quando un bimbo ha un sintomo, "il problema è suo". Che possono c'entrare i genitori?
Per molti genitori poi, c'è una grande difficoltà nell'osservare se stessi e ancor meno nel mettersi in discussione.
Può sembrare un po' difficile da digerire ma l'abbiamo spesso davanti ai nostri occhi... ci sono genitori che, non volendo prendersi le proprie responsabilità di vita, preferiscono convincersi che il problema sia dei figli.
Quando nell'adulto sono presenti queste convinzioni e queste difficoltà, diventa quasi comprensibile che preferisca affrontare i sintomi come "un problema" del figlio e respingere qualsiasi ipotesi di osservazione di sè stesso.
Questa è la difficoltà. Quando il genitore è convinto che il problema sia del figlio, della figlia, ecco che le premesse per un'osservazione psicobiosomatica vengono a mancare.
Al contrario, vista da una prospettiva costruttiva, i sintomi dei figli possono rivelarsi anche un'opportunità di crescita per i genitori, singolarmente e magari anche come coppia.
La genitorialità, in qualsiasi forma si presenti, è una delle opportunità di crescita più importanti che capitano nella vita.
Come tutte le opportunità, a ciascuno la scelta di coglierle.
28 marzo 2025
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